Conosci la Cervicobrachialgia? Oggi scopriamo di cosa si tratta e quale sequenza di esercizi di ginnastica ti consiglio.
In questo articolo scopriremo insieme come migliorare lo stato doloroso di una Cervicobrachialgia. Capiremo di cosa si tratta e qual è la migliore sequenza di esercizi da fare.
Che cos’è la Cervicobrachialgia?
Si tratta di una infiammazione dolorosa provocata dalla compressione di strutture nervose facente capo ai nervi spinali C5-C6-C7 e C8.
I nervi sono come dei “cavi elettrici” che fuoriescono dalle vertebre, in questo caso cervicali, per arrivare fino alle dita delle mani. Se compressi posso portare a spiacevoli sintomi come dolore al collo, dolore ad un braccio o anche a entrambi gli arti superiori.
Come riconoscerla?
I sintomi più comuni sono:
- Dolore localizzato
- Formicolii (parestesie)
- Rigidità muscolare
- Arti intorpiditi addormentati)
- Debolezza articolare
- Disestesie (sensazione di calore o bruciore,
- prurito e sensazione di bagnato).
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Ma chi è che comprime i nervi?
Una volta risposto a questa domanda capiremo la natura della cervicobrachialgia.
Infatti, i responsabili di una compressione possono essere due:
- Un’ernia del disco
- Una forte contrattura muscolare
Un ernia discale consiste nella fuoriuscita di materiale gelatinoso dal nucleo polposo del disco intervertebrale.
A seguito dell’erniazione (immaginatela come quando si comprime un panino e ai lati fuoriesce la salsa) si viene a formare una protuberanza del disco che andrà a comprimere le radici nervose cervicali.
Mentre una forte contrattura, per esempio dei muscoli scaleni del collo, può andare a comprimere i nervi in punti più distali dalle radici nervose ma che provocheranno comunque sintomi simili.
Quando si può intervenire con la ginnastica posturale/correttiva?
Nelle fasi dolorose meglio rivolgersi ad un medico specializzato (personalmente consiglio il neurochirurgo) e non fare nessun tipo di ginnastica.
Bisogna fare tutti i dovuti accertamenti per avere il quadro chiaro della situazione. Capire se ci sono ernie importanti a tal punto da dover intervenire in modo chirurgico (sono una notevole minoranza) o se si tratta di contratture muscolari con le quali servirà una ginnastica posturale mirata.
Quando il medico darà il consenso a poter fare la ginnastica allora si potrà intervenire.
Il miglior intervento è agire sui muscoli
In entrambi i casi di responsabilità delle cervicobrachialgie i muscoli sono i principali responsabili. Le ernie si sviluppano col tempo a causa di perdita di tono muscolare o rigidità muscolare, a meno che non ci sia una predisposizione data da fattori ereditari o patologici.
Le contratture muscolari invece possono generarsi a causa di innumerevoli fattori tra i quali scarso movimento, ripetizione di movimenti traumatici, posture errate e fattori psicologici.
Infatti, ne è vittima chi svolge attività manuali logoranti, chi fa lavori sedentari mantenendo ferme troppo allungo le braccia in determinate posizione (es. postura da PC e mano del mouse) e chi subisce forti stress emotivi. Ricordo infatti che i muscoli del collo e delle spalle sono molto legati all’emotività della persona rispetto ad altri muscoli. Se viviamo periodi di forte stress e ci aggiungiamo al pacchetto una postura errata (un classico esempio è la postura da smartphone o sui libri) ecco che ad un certo punto quest’area si irrigidisce.
Mi viene in mente il periodo universitario in cui, nonostante si è giovani, a causa delle tante ore sui libri e allo stato d’ansia di una sessione di esami si presentano spesso dolori al collo. Un valido intervento è la ginnastica posturale mirata che serve a rieducare i muscoli, a decontrarli e rimetterli in tono. Ma sottolineo che non basterà farla qualche giorno.
Bisogna prendere consapevolezza dei propri atteggiamenti o problemi posturali con un lavoro conscio e attivo che duri anni altrimenti i vecchi dolori si riaffacceranno. In genere quando si sente la parola “anni” ci si demoralizza ma avere una vita attiva è la raccomandazione che danno tutti i professionisti nel campo della salute e del benessere. Quindi, facciamo tutta la vita un po’ di attività fisica e ritagliamoci 10 minuti di questa attività ai nostri esercizi mirati alla postura.
Cosa bisogna sapere se si vuole fare della ginnastica efficace su questa problematica?
In genere è sempre meglio fare la ginnastica mirata quando il dolore è assente o molto leggero. Ed è questo il vero problema. Molti non intervengono perché pensano che ormai sia passato.
Negli esercizi per la Cervicobrachialgia è meglio seguire quest’ordine:
- Esercizi che attivano la muscolatura
- Esercizi di mobilità articolare
- Esercizi di stretching attivo
- Esercizi di stretching passivo
1) Esercizi che attivano la muscolatura
Meglio cominciare con il lavoro più sicuro, che prepara i muscoli, ovvero con le contrazioni isometriche che ci permettono di andare a vascolarizzare i tessuti apportandogli calore e ossigeno.
Sono contrazioni sicure perché ci permettono di non muovere troppo la cervicale e se fatte in modo crescente possiamo capire esattamente fin dove portarci con l’intensità di contrazione.
2) Esercizi di mobilità articolare
Le articolazioni e le cartilagini si rigenerano con il movimento quindi è indispensabile cercare di provare a muovere il tratto in questione.
Bisogna cercare di articolare testa, collo e spalle con movimenti lenti e controllati affinché queste mobilizzazioni diventino quasi un “massaggio”, evitando di fare movimenti che incentivino la compressione dei nervi (per esempio evitare l’iper-estensione cervicale). Tutte le manovre avranno maggiore efficacia anche a livello psichico se coordinate con il respiro.
3) Esercizi di stretching attivo
Con lo stretching attivo entriamo nella parte centrale degli esercizi da somministrare ad una cervicale affetta da cervicobrachialgia.
Andiamo a lavorare proprio la fibra muscolare in allungamento in modo conscio così da andare a distendere il muscolo contratto. Questi saranno gli esercizi più dolorosi dove si percepisce a pieno l’allungamento della muscolo contratto.
Le persone che li fanno spesso affermano una frase particolare che ritorna spesso e che qui ve la voglio riportare :“fa male ma si sente che fa bene”.
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4) Esercizi di stretching passivo
Con lo stretching passivo arriviamo alla fase più delicata. Le nostre mani possono diventare uno strumento per distendere i muscoli contratti oppure possiamo servirci di particolari posizioni che sfruttino il peso del corpo. Dobbiamo arrivare a saperci auto trattare.
Chi meglio di noi riesce a capire quanto possiamo portarci oltre in una distensione? Il concetto è quello di abbandonare ogni attivazione muscolare e spingere con le mani in modo che i muscoli subiscano questa pressione in modo passivo.
Il respiro qui diventa fondamentale per saper gestire il dolore da stretching. Bisogna procedere cautamente e le prime volte è sempre meglio non esagerare. Ci sono casi in cui sale una sensazione di forte nausea se si vanno a distendere muscoli profondi del collo che erano contratti da molto tempo.
In questo stretching se non si è pratici è meglio essere seguiti da un professionista. Esistono tanti esercizi ed ogni manovra può essere personalizzata e adattata ad ogni tipologia di persona. Ci sono anche molte altre tecniche più avanzate come lo stretching PNF ma è meglio lasciarle ad un altro prossimo articolo.
L’importante è sempre instaurare una routine di esercizi mirati da fare tutti i giorni o tre volte alla settimana per quindici minuti e bisognerà eseguirli per un lungo periodo di tempo prima di vedere sostanziali miglioramenti.
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